Silea- fermata ATVO vicino l’emisfero ore 9:20. L’attesa e la trepidazione scorrevano vistosamente nelle vene dei Rover che si accingevano a prendere la corriera, mezzo indispensabile per proiettarli nell’universo calmo e sereno della natura. Questi ragazzi erano Giulio Bonotto, Lorenzo Soncin, Matteo Zanin, Riccardo Cevolotto, Denis Lorenzon, Carlo Zardin, Tommaso Menegazzi, Marco Bardi tutti capitanati da Nicola Busato.
Scesi dalla corriera a Tai, dove abbiamo conosciuto uno strano personaggio che si vantava di essere il fratello del presidente della camera di commercio di Venezia, ci siamo subito diretti verso il rif. Antelao a 1796 m di altitudine.
Fin da subito il tempo è stato incerto: pioveva per qualche minuto e poi smetteva e così via per tutta la giornata. Durante la mattinata non ci sono stati grossi problemi di percorrenza poiché le spalle non sentivano ancora il peso dello zaino e le gambe erano ancora fresche e riposate. Arrivata l’ora di pranzo ci siamo trovati un posticino tranquillo ai lati del sentiero e ovviamente, con ottimo tempismo, è iniziato a piovere.
È stata una bella sensazione notare che tutte le pattuglie erano ben equipaggiate e ben organizzate in modo da sfruttare al massimo il tempo nelle pause e potersi ristorare nel migliore dei modi. Alcune pattuglie per essere maggiormente efficienti, oltre alla consueta frutta secca, si erano portate lo “stanone energetico” una miscela energetica a base di acqua e miele (altro che integratori!!).
Nel pomeriggio sono arrivati i primi problemini come crampi e stanchezza dovuti alla pendenza della salita e posso assicurare che quei 693m si sono sentiti tutti. Ci siamo fermati su una piana con delle case e una fontana, circa a 15 minuti da rif. Antelao; qui abbiamo montato i ponchi tenda e la tendina e ci siamo rinfrescati sotto la fontana.
Il fuoco di bivacco che è stato fatto alla sera era di straordinaria importanza perché Marco e Tommaso sono ufficialmente entrati a far parte del clan “La Sorgente” con la firma della Carta di Clan.
Il mattino seguente ci siamo svegliati a buon ora perché ci aspettava la giornata più impegnativa di tutte. Come tutti sanno la colazione è il pasto più importante della giornata che copre circa il 45% delle calorie giornaliere, e quale modo migliore di fare colazione se non con miele e cereali?? Questa colazione super ci ha permesso di affrontare 1050m di discesa tutti in una mattinata. Proprio questa discesa ha provocato spiacevoli dolori a ginocchia e quadricipiti, specialmente nella prima parte dove camminavamo sui sassi. Anche il pomeriggio è stato faticoso in quanto abbiamo camminato in un sentiero sassoso con il sole a picco.
Alla sera siamo arrivati alla capanna degli alpini a 1395m dove abbiamo aspettato che Alessandro Stefani, accompagnato da Pierino, che ci raggiungesse per la notte. Il giorno dopo, prima di salire per il sentiero che ci avrebbe portato all’ultimo rifugio, abbiamo imboccato un altro percorso per andare a vedere una cascata che aveva scavato nella roccia un canyon. Il rumore era fragoroso e tirava un venticello fresco vicino alla cascata. Questo è stato l’ultimo bel momento di tranquillità prima dello sforzo finale per raggiungere il San Marco. Lungo quest’ultima salita lo zaino ci spezzava le spalle e le gambe ormai camminavano per inerzia sul sentiero ripido e sassoso anche se sapevamo che la meta era vicina.
Abbiamo incontrato molte persone che scendevano e ci dicevano che al San Marco ci stavano aspettando e non vedevano l’ora che arrivassimo. Arrivati sfiniti al rifugio ci siamo subito rifocillati con una bella fetta di torta. Ma appena ci siamo ambientati e abbiamo aperto gli occhi sulla valle abbiamo scoperto un panorama mozzafiato. Il Pelmo e l’Antelao si ergevano impetuosi ed erano abbracciati da delle nuvole bianche mentre nella vallata si poteva scorgere il tranquillo paese di San Vito.
Quest’ultima notte l’abbiamo passata nel rifugio cercando di recuperare al meglio le forze per l’ultima discesa che non si è dimostrata ardua. La cosa magnifica che ho potuto notare in questo secondo campo mobile è la voglia di fare e la forza di volontà che tutti noi abbiamo messo per riuscire a compiere questa impresa. Vivere quattro giorni completamente immersi nella natura ha ripagato ogni nostro sforzo e ci ha uniti ancora di più come clan, perché è proprio facendo strada che si cresce e si superano le difficoltà della vita.